Quando con Marco Valadè si viveva a Pavia
Si era ragazzi e con Marco tutte le estati si faceva baldoria ai Lidi Ferraresi.
Io, con un po’ di anni in più e molto più quadrato, un’estate lo aiutai in matematica.
Conoscevo bene i suoi genitori, soprattutto Ambrogio.
Un’estate la trascorremmo assieme alle Baleari, Minorca, con tappa iniziale a Tossa de Mar.
Poi per lavoro andai a Milano e vivevo (dormivo) a Vimodrone. Lui mi disse “cosa ci fai nella morta Vimodrone, vieni con me nella divertente Pavia, io studio lì”.
Andai nella divertente Pavia. Tornavo a casa tardi la sera dall’ufficio, spesso c’era anche lui così potevo mangiare in compagnia e fare quattro chiacchiere.
A volte andavamo a ballare alle feste infrasettimanali universitarie. Io rientravo prima, il giorno dopo la sveglia avrebbe suonato all’alba.
Poi ci siamo allontanati e non ci siamo più sentiti. Ho provato a rintracciarlo più volte in internet. Lui da antitecnologo sembrava non esserci, ora è più presente di me.
Oggi la giornata è trascorsa nell’incredulità.
Credo, spero, vorrei essere certo che, anche se in contesto non proprio rosa e fiori come la sanità, in quel sistema abbia sempre cercato di svolgere il proprio lavoro al meglio nei confronti dei pazienti (lo prendevo in giro dicendo che sarebbe diventato un ottimo maniscalco).