Visore AR/VR Vision Pro di Apple: pro e contro
Il visore per la realtà mista Vision Pro di Apple è una meraviglia tecnologica e segna un momento importante per il nostro settore, portando la realtà virtuale e aumentata nelle mani di molte più persone e consentendo agli sviluppatori di creare applicazioni di altissima qualità che trasformano il nostro mondo in una superficie computazionale interattiva.
È come vivere nel futuro, sperimentando oggi ciò che potremo ottenere con dispositivi meno ingombranti nel prossimo futuro. È questo ciò che lo rende importante e sorprendente.
Tuttavia ci sono anche aspetti che lo rendono potenzialmente terribile, come il fatto che potrebbe condurci su una strada per cui questo settore si concentrerà sullo sviluppo di esperienze indoor incentrate su schermi e molto simili alla VR, correndo il rischio di allontanarci dalla vera essenza dell’AR.
Sono gli strumenti a dare forma alla creazione e il pericolo risiede in una deviazione in cui i nostri strumenti incoraggiano gli sviluppatori a creare le più incredibili esperienze di desktop computing o di visione di film, ma ci allontanano dall’obiettivo finale, ossia creare occhiali AR più leggeri, più semplici, ma più adatti alla vita all’esterno.
In questo modo, rischiamo di trascurare il vero potenziale dell’AR: una tecnologia progettata per essere un aiuto nel mondo esterno, all’aperto, favorendo le interazioni dal vivo tra le persone e non solo esercitando un fascino “da vivere al chiuso”.
Senza dubbio i veri occhiali AR saranno meno eccitanti dal punto di vista visivo. Non occuperanno l’intero campo visivo con uno schermo 4K su ciascun occhio. Ma questo significa anche che potremo alzare lo sguardo e guardare fuori, interagire con gli altri, avere ancora un contatto con il mondo che ci circonda, piuttosto che vivere in una sessione di “spatial computing”.
Sono fiducioso, tuttavia, che ci arriveremo: ora ci troviamo in quella che io definisco una “via di mezzo” tra tecnologie che stanno convergendo, con dispositivi di tipo VR da un lato e occhiali AR dall’altro.
L’intelligenza artificiale ci aiuterà a uscire da questa situazione intermedia; sta già rendendo più intelligenti e utili alcuni prodotti come gli occhiali Ray-Ban Meta. Con questi dispositivi, non solo l’assistente AI è a disposizione dell’utente, ma può vedere il mondo attraverso i suoi occhi, capire cosa c’è e offrire aiuto in caso di necessità.
Un’altra considerazione fondamentale riguarda il modo in cui le app saranno distribuite in questo nuovo mondo: sarà un sistema chiuso o assomiglierà all’open web? Questa scelta potrebbe avere un impatto significativo sulla traiettoria che assumerà l’AR.
Noi sosteniamo la tecnologia WebAR (Realtà aumentata basata sul Web) come una strada percorribile: essa offre una struttura per applicazioni leggere e caricate dinamicamente, in cui le persone trovano e scoprono nuove applicazioni mentre si muovono nel mondo, in un modo molto più simile alla navigazione sul web che alla consultazione di un app store. Per fare ciò e sfruttare a pieno la realtà aumentata, sarà necessaria anche una mappa di terza generazione che sia il “collante” che connetterà il mondo degli atomi, ossia quello reale, a quello dei bit, virtuale.
Questo è il futuro e credo che i dispositivi che avranno il maggiore impatto sulla società saranno quelli che porteremo sempre con noi. Rimaniamo concentrati sul premio più grande e non facciamoci distrarre da una visione indoor-centrica dello spatial computing.
John Hanke, Founder e CEO di Niantic Inc.