La trasformazione digitale è (anche) una questione di persone
Spinta dalla costante evoluzione della tecnologia, la trasformazione digitale continua a essere sulla bocca di tutti. Ma la realtà dei fatti può essere più complessa da gestire, per poter finalmente arrivare a realizzare progetti di successo, come evidenzia tra gli altri Jacob Morgan – autore di 5 bestseller, futurista e oratore che si occupa di leadership, futuro del lavoro ed esperienza dei dipendenti.
Addirittura, secondo Boston Consulting Group, il 70% dei progetti di digitalizzazione avviati non raggiunge i risultati sperati. La stessa ricerca però mette in luce come il 60% delle organizzazioni sia intenzionato ad aumentare gli investimenti in tecnologia allo scopo di accelerare il cambiamento.
È sufficiente quindi puntare sulla tecnologia per abilitare una reale evoluzione organizzativa? E questo basterebbe a generare effetti di lungo periodo all’interno del mercato di riferimento? Come intuibile, la risposta è no: la tecnologia è solo una parte dell’equazione che le organizzazioni sono chiamate a risolvere.
Sono tre gli ostacoli principali che stanno frenando il processo di digitalizzazione: la resistenza culturale, la mancanza di visione strategica e un’infrastruttura IT obsoleta. Si tratta di problemi che non afferiscono solamente alla sfera tecnica, ma rappresentano delle vere e proprie sfide di leadership.
Se l’evoluzione tecnologica e le innovazioni che comporta offrono senza dubbio alle aziende un prezioso aiuto, è un fatto che dopo lo slancio iniziale molte organizzazioni rallentano o si fermano. Come superare questo momento di stasi? La soluzione non sta nell’imposizione dall’alto, ma nell’adozione di un approccio bottom-up che preveda l’ascolto e la valutazione attenta delle esigenze, partendo dalle singole persone che costituiscono l’azienda. Come si può pensare di innovare quando sono i diretti interessati ad avere paura del cambiamento o comunque a non avere fiducia nelle strategie?
In questo contesto diventa cruciale la condivisione delle informazioni, dallo stato attuale all’obiettivo finale, con la massima trasparenza. Si tratta di un processo continuo, che diventa cruciale in questo contesto e tocca anche la formazione – il “never stop learning” non è mai stato così attuale. Se i dati rappresentano la linfa vitale di questa trasformazione, ma molte organizzazioni si trovano ancora in difficoltà nella loro raccolta, elaborazione e analisi efficace.
Nonostante queste sfide, i benefici della Digital Transformation sono innegabili: maggiore efficienza operativa, automazione dei processi ripetitivi, riduzione degli errori umani e nuove opportunità di innovazione. Le aziende che riescono a superare questi ostacoli possono sfruttare i dati per anticipare le tendenze del mercato e migliorare l’esperienza dei clienti. La stessa Unione Europea parla di trasformazione digitale dell’Europa a favore del cittadino, con l’obiettivo principale di dare più potere alle imprese e alle persone, per costruire un futuro più sostenibile per l’essere umano nel suo progetto di Bussola Digitale 2030.
La realtà è che, senza il coinvolgimento della cultura aziendale e in mancanza di una visione chiara e della volontà di modernizzare la tecnologia, non si sta realmente trasformando nulla. La Digital Transformation è un viaggio complesso che richiede un approccio olistico: solo le organizzazioni che riescono a bilanciare questi elementi possono mantenere un vantaggio competitivo nel mercato globale, attrarre talenti e creare un ciclo virtuoso di crescita e sviluppo.
Tiziano Bertolotti, CEO di Peoplelink