Non leggete Crash però studiate la postfazione
Ci sono opere che non si possono consigliare, che alla lettura risultano veramente pesanti, che sembrano non aver lasciato niente ma invece hanno smosso.
Mi vengono in mente Le 120 giornate di Sodoma (Marchese de Sade), alcune opere di giapponesi tra cui Mi farò mummia (Shimada Masahiko) ed ora Crash di James Graham Ballard.
La postfazione di Crash del 1974 è un capolavoro.
Il matrimonio tra ragione e incubo che ha dominato il ventesimo secolo ha generato un mondo sempre più ambiguo. Il passaggio delle comunicazioni è attraversato dagli spettri di sinistre tecnologie e dai sogni che il denaro può comprare. Sistemi d’armi termonucleari e pubblicità televisive di bibite coesistono in un mondo sovrailluminato che ubbidisce alla pubblicità e agli pseudo eventi, alla scienza e alla pornografia. Alle nostre vite presiedono i due grandi leitmotiv gemelli del ventesimo secolo: sesso e paranoia. […] Voyerismo, disgusto di sé, la base infantile dei nostri sogni e dei nostri desideri – questi mali della psiche sono ora culminati nella perdita più atroce del secolo: la morte del sentimento.
[…] sono sempre stato convinto che il futuro fosse una chiave migliore del passato per intendere il presente.
[…] Scienza e tecnologia si moltiplicano attorno a noi, dettando in misura sempre maggiore i linguaggi in cui parliamo e pensiamo. E a noi si impone di usarli, o di rimanere muti.