Minori e internet: i nativi digitali sono on-line o disconnessi
“Incoscienti digitali” o “sapienti digitali”?
Anche se sembrerebbe che questi ragazzi si mettano spesso in condizioni di rischio con i loro comportamenti, gli adolescenti non sono però “incoscienti digitali”. Secondo la ricerca IPSOS questi ragazzi sembrerebbero essere piuttosto informati: per la loro età non sono del tutto all’oscuro delle regole che stanno alla base degli strumenti che utilizzano e si muovono con disinvoltura nello “Stato libero di Internet”. Piuttosto – come è nella natura degli adolescenti – non si preoccupano troppo delle regole e della prudenza. Il 79% degli intervistati, infatti, sa bene che “nessuno possiede Internet”, ma resta un 17% con le idee confuse che crede che Bill Gates e Barack Obama ne siano i proprietari. Più disorientati di fronte alla conoscenza del “troll”, che per quasi uno su cinque (19%) è solo una creatura leggendaria della cultura scandinava e per più di uno su tre (36%) è un virus che attacca e distrugge i contenuti su internet. Meno della metà degli intervistati (41%) sa che si tratta di un soggetto che posta messaggi provocatori o irritanti. Sono utenti in parte consapevoli delle “regole del gioco”: uno su due (51%) sa che con “Termini e condizioni d’uso” si intende l’insieme delle regole a cui ci si deve attenere per utilizzare un sito, un blog o un social network, anche se più della metà (57%) le accetta passivamente, senza leggerle o facendolo con poca attenzione. Per quanto riguarda la privacy, il 58% sa che un “cookie” serve a tracciare le preferenze di chi naviga in Internet e circa il 73% sa che i gestori devono rispettare delle regole sui dati raccolti che li riguardano.
Il 75% dei ragazzi sa che non tutti i contenuti che sono in Internet sono liberi e si possono copiare. Ma quando si parla di Wikipedia, il 64% di loro copia materiale per le ricerche scolastiche, utilizzandolo perlopiù in modo passivo senza contribuire alla crescita del sapere collettivo della Rete. Solo 1 su 4 (24%), infatti, ha creato una nuova voce sull’enciclopedia sociale di internet o ha aggiunto un contenuto ad una nuova voce già esistente. Per cercare informazioni utilizzano i motori di ricerca come Google (76%), ma su come questi funzionino esattamente e quali siano le regole che definiscono l’indicizzazione dei risultati delle ricerche sono molto più confusi. Il 15% crede che i primi risultati siano i preferiti del gestore del motore di ricerca, l’11% pensa che siano i più affidabili, l’8% non ne ha idea e il 4% è convinto che compaiano in maniera casuale.
“I disconnessi” e il digital divide: nuovi “analfabeti” tra povertà economica e povertà educativa
Se da un lato l’ampia maggioranza dei ragazzi ha acquisito una certa familiarità con gli strumenti digitali, che attraversa tutti gli aspetti della propria vita personale, familiare e scolastica, c’è una significativa minoranza della “generazione 2.0” che è completamente esclusa da una risorsa preziosa per la propria crescita. Secondo l’elaborazione dei dati ISTAT, infatti, sono ben 452mila i ragazzi e le ragazze tra gli 11 e i 17 anni che non hanno mai utilizzato Internet, l’11,5% del totale.
Che cosa c’è dietro la “disconnessione”? La situazione economica delle famiglie di appartenenza sembra essere un elemento estremamente significativo. È infatti tra le famiglie che dichiarano di vivere in condizioni economiche “assolutamente insufficienti” che si registra un 22,7% degli adolescenti “disconnessi”, mentre tra quelle con “risorse scarse” sono il 14,2%. La conferma di un forte collegamento tra il livello economico delle famiglie e il digital divide dei ragazzi arriva dal dato dei “disconnessi” che appartengono a famiglie che dichiarano di avere risorse economiche adeguate o ottime, che si abbassa fino al 6,5%. Anche il dato geografico è molto significativo: al Sud e nelle Isole la percentuale dei “disconnessi” sul totale dei ragazzi della loro età è del 17,4%, pari a 270.000, mentre al Centro si abbassa all’8,2% (60.000) e al Nord si assottiglia al 7,4% (122.000).