Minori e internet: i nativi digitali sono on-line o disconnessi
Se da un lato questi ragazzi possono vivere situazioni di disagio utilizzando la Rete, una parte di loro sembra non percepire il relativo pericolo o non esserne totalmente consapevole. Ad esempio, solo per il 38% dei ragazzi le molestie via cellulare/email/internet rappresentano una minaccia. In più, la percentuale di chi sa che cos’è il pulsante “segnala abuso” su un social non supera il 59% e scende al 53% tra i 12 e i 13 anni.
Su Facebook, WhatsApp e altre App di messaggistica istantanea i comportamenti più “a rischio”
Anche se dalla ricerca emerge che una contrazione dell’utilizzo di Facebook tra gli adolescenti, sono ancora molti a usarlo. Tra quelli che affermano di avere un account sul più popolare dei social network, il 39% degli intervistati dichiara di essersi iscritto a 12 anni, il 32% ha dichiarato di averne 18 al momento dell’iscrizione con il rischio quindi di ricevere anche contenuti non adeguati alla loro età. Più di uno su tre (36%) , inoltre, non ha scelto un livello di privacy “ristretto” sul proprio profilo.
Le sorprese arrivano dall’utilizzo di applicazioni di messaggistica istantanea come WhatsApp, veri e propri social network, che non sempre vengono percepiti come tali dai ragazzi. Colpisce in particolare l’utilizzo dei gruppi di conversazione che possono essere creati grazie a questo tipo di App: il 28% degli intervistati partecipa ad oltre 10 gruppi e il 41% afferma di non conoscere personalmente tutte le persone che sono nei gruppi a cui partecipa. Quasi un adolescente su cinque non si pone alcun problema su che tipo di informazione o dati invia a questi gruppi, come ad esempio foto e video che li ritraggono personalmente o che ritraggono altre persone che conoscono, o messaggi vocali. Il 66% dei ragazzi non sa che su WhatsApp, ad esempio, non esiste la possibilità di bloccare qualcuno che gli dà fastidio all’interno di un gruppo.
Secondo il 33% degli intervistati sarebbe un fenomeno abbastanza comune tra i loro amici quello di darsi appuntamento di persona con qualcuno conosciuto solo in un gruppo WhatsApp o di App simili. Uno su tre sarebbe solito inviare dati personali, come il proprio nome, la scuola frequentata o l’indirizzo di casa ad un gruppo virtuale, frequentato anche da persone che non conosce. Infine, quasi uno su quattro – secondo quanto riportato dagli intervistati – invierebbe a questi gruppi messaggi con video e foto con riferimenti sessuali.